Alcune cose che vorrei dire al sindaco… di Gianni Berengo Gardin

Alcune cose che vorrei dire al sindaco…

Mi dispiace molto quando qualcuno si dà la zappa sui piedi, mi dispiace quindi anche per il sindaco di Venezia. Gli sono anche molto grato, perché bloccando la mia mostra a Palazzo Ducale mi ha fatto un grande favore: tutti i giornali italiani e stranieri (Le Monde, il Guardian, ElPais, il New York Times e molti altri) ne hanno parlato diffusamente. È probabile che, se non ci fosse stata tutta questa attenzione da parte della stampa, la mostra sarebbe stata vista  da molte meno persone.

Devo essere grato a Celentano e a tutti gli artisti, architetti, uomini di cultura e semplici cittadini che hanno preso le mie difese. Devo inoltre ringraziare Roberto Koch e Alessandra Mauro della Fondazione Forma, curatori della mostra e del libro, senza il cui impegno questa mostra non si sarebbe fatta. E naturalmente il FAI.

Sono doppiamente felice che il FAI mi abbia invitato a esporre le mie fotografie nel negozio Olivetti di Piazza San Marco: ho fotografato diverse opere per l’architetto Carlo Scarpa che ne è stato il progettista e per oltre 15 anni ho lavorato per l’Olivetti.

Il sindaco Brugnaro mi ha insultato più volte: mi ha dato dello “sfigato”, dell’“intellettuale da strapazzo”, del “Solone”. Ha detto che avrei denigrato Venezia, mi ha definito un “intoccabile”–non lo sapevo, lo ringrazio di avermelo fatto sapere – e se l’è presa con me perché ho il doppio cognome.
Non voglio mettermi sul suo stesso piano, ma un paio di cose vorrei le sapesse.

La mia famiglia è veneziana da cinque generazioni, per tre abbiamo gestito un negozio di artigianato veneziano e perle in Calle Larga San Marco. I Berengo Gardin e il negozio sono citati già nel 1905 dallo scrittore Frederick Rolfe Baron Corvo nel suo libro su Venezia “Il desiderio e la ricerca del tutto”. La casa dei nonni affacciava su Piazzetta dei Leoncini, mio padre è praticamente nato in Piazza San Marco, e io, anche se sono nato per i casi della vita a S. Margherita Ligure, ho vissuto 30 anni a Venezia. Mia moglie è veneziana e i miei figli sono nati a Venezia.
Per questo, il problema del passaggio delle grandi navi mi sta particolarmente a cuore: perché mi sento venezianissimo.

Forse il sindaco non sa, inoltre, che a Venezia ho dedicato ben 10 libri, esaltandone in tutti i modi la bellezza, a partire da uno dei miei primi, Venise de Saison pubblicato nel 1965.

Per quanto poi riguarda l’accusa di aver usato “chissà quali teleobiettivi” per creare effetti artificiosi, vorrei sottolineare il fatto che ho addirittura dovuto utilizzare dei grandangoli, perché le navi erano così grandi che non entravano nel mirino della macchina. Solo in alcuni casi ho usato un 90 millimetri, che non è teleobiettivo.

Per finire, il sindaco Brugnaro dovrebbe conoscere la Costituzione Italiana, che all’art. 21 dice: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

Gianni Berengo Gardin