John Berger e Jean Mohr

 Il settimo uomo

Una narrazione di immagini e parole sull’esperienza dei lavoratori
migranti in Europa

Dal 23 febbraio al 26 marzo 2017 a Forma Meravigli un piccolo omaggio editoriale dedicato a John Berger con quaranta riproduzioni tratte dal suo libro Il Settimo uomo.

“Può succedere che un libro, a differenza dei suoi autori, ringiovanisca con il passare degli anni. Ho idea che sia successo a Il settimo uomo.”

Con queste parole John Berger apriva la prefazione alla nuova e riveduta edizione del libro pubblicato negli anni Settanta con il fotografo e amico Jean Mohr. Il settimo uomo non solo raccontava il movimento migratorio in Europa e le conseguenze sociali, economiche e di costume di quegli anni, ma con la sua impaginazione così particolare, curata nei minimi dettagli dagli stessi autori, di fatto rivoluzionò il modo di intendere l’editoria fotografica.

Come continua Berger, “Il settimo uomo vuole mostrare come, nel corso degli anni Sessanta del secolo scorso, l’economia delle nazioni ricche d’Europa fosse diventata dipendente dalla manodopera di varie nazioni più povere”.

Il mostrare cui si riferisce Berger è fatto di immagini; quelle che, in anni di lavoro, di libri, di film, di trasmissioni televisive, lui ci ha insegnato a guardare, a interrogarci sempre sulla loro realtà e la loro rappresentazione. “A un certo punto, avevamo pensato di girare un film ma (forse per fortuna) non riuscimmo a raccogliere il denaro necessario. Perciò stabilimmo di fare un libro di istanti (registrati attraverso immagini o parole) organizzandoli in capitoli simili a sequenze cinematografiche”.

La novità de Il settimo uomo è dunque proprio questa: l’argomento è svolto in una serie di capitoli che, come sequenze, si susseguono in altrettanti frame cinematografici, dove ogni doppia pagina presenta una nuova inquadratura, una nuova combinazione visiva, una possibilità inaspettata di senso nata, appunto, dal dialogo incessante tra la parola e la fotografia.

Alla fine, come dice lo stesso Berger, il libro non diventa più un trattato di sociologia “ma piuttosto un piccolo libro di storie, una sequenza di istanti vissuti. Proprio come quelli che si trovano in un album di fotografie di famiglia”.

Dunque, questo particolare libro, a metà tra un pamphlet sociologico o economico, un manifesto politico e un album di famiglia, ci mostra separazioni, incontri, riconciliazioni, drammi, matrimoni, ritorni, felicità e disperazioni. Ma senza nessun tipo di semplificazione e nessun intento consolatorio.

Proprio per questo, a tanti anni di distanza, il libro continua a essere un album vivo.

“Oggi – conclude Berger – il libro viene ripubblicato e troverà nuovi lettori. Tra loro ci saranno nuovi migranti che all’epoca della sua prima edizione non erano ancora nati. Per loro sarà facile vedere che cosa è cambiato e che cosa non è cambiato. E riconosceranno l’eroismo, il rispetto di sé e la disperazione dei protagonisti, che sarebbero potuti essere i loro genitori. Riconoscerli, li aiuterà a farsi forza nei momenti di panico, e, in altri momenti, accrescerà il loro indomabile coraggio”.

 

Il settimo uomo è edito da Contrasto.

 

 

 

John Berger (1926-2017) è noto in tutto il mondo come critico d’arte, poeta, giornalista, romanziere (ma l’autore, che non amava questo termine, preferiva definirsi storyteller), sceneggiatore cinematografico, autore teatrale e disegnatore. Tra le sue numerose opere narrative e saggistiche ricordiamo il fondamentale Questione di sguardi (il Saggiatore, 1998); il romanzo G., che nel 1972 gli valse il Booker Prize (Neri Pozza, 2012); la raccolta di saggi Sul disegnare (Libri Scheiwiller, 2007), lo studio Capire una fotografia (Contrasto, 2014) e i testi illustrati Il taccuino di Bento (con disegni dello stesso Berger, Neri Pozza, 2014) e Smoke (con Selçuk Demirel, il Saggiatore, 2016).

Jean Mohr, nato a Ginevra nel 1925, dopo gli studi in Economia e Scienze Sociali all’università di Ginevra e un corso di pittura all’Académie Julian di Parigi, si dedica alla fotografia professionale lavorando soprattutto con organizzazioni come l’UNHCR, la Croce Rossa, l’UNRWA e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Ha realizzato numerosi libri di fotografia, tra cui Side by Side or Face to Face, un volume retrospettivo che raccoglie il suo lavoro sui rifugiati palestinesi. Tra i vari titoli di Jean Mohr ricordiamo: After the last Sky (1986), in collaborazione con l’intellettuale palestinese Edward Said, e At the Edge of the World (1999). Dalla collaborazione tra John Berger e Jean Mohr sono nati inoltre i saggi: A Fortunate Man: The Story of a Country Doctor (1967) e Another Way of Telling. A Possible Theory of Photography (1982).