FAF – approfondimenti Ventura
Le fotografie di Paolo Ventura sono aperture su mondi finzionali che evocano le atmosfere sospese del Realismo magico. Quando rivolge l’obiettivo verso se stesso, l’immagine diventa il palcoscenico su cui trasformarsi in qualcun altro, immergersi in dimensioni oniriche e fiabesche o spostarsi avanti e indietro nel tempo rivisitando epoche passate.
Nato a Milano nel 1968, Ventura esordisce come fotografo nel mondo della moda, mostrando da subito una fascinazione particolare verso la messa in scena e la fuga nel fantastico. La sua ricerca artistica personale inizia più tardi, con il trasferimento a New York nei primi anni Duemila. È infatti solo allora che, in un periodo di solitudine e riflessione, comincia ad allestire nelle stanze dell’appartamento di Brooklyn una serie di set in miniatura, simili a piccoli diorami, composti e curati nei minimi particolari. Scorci di strade innevate, locali commerciali illuminati da luci fredde e radenti, angoli di stanze domestiche perfettamente arredate: queste e molte altre scenografie da lui create prendono vita nelle prime sperimentazioni, popolate da manichini (anch’essi costruiti ad arte), e infine immancabilmente inquadrate e immortalate dalla sua macchina fotografica.
Nel 2005 l’artista porta a compimento la sua prima serie, dal titolo War Souvenir. Ispirata dai racconti delle sue nonne, la serie è composta da scatti che evocano le scene di vita e le atmosfere fosche della Prima guerra mondiale. Riscuotendo immediato successo nei circuiti internazionali, a partire da questo momento prende avvio un solido percorso di ricerca artistica nel campo della staged photography, in cui la fotografia è parte integrante e decisiva di un processo creativo più ampio, che va dall’ideazione delle scene alla meticolosa realizzazione delle ambientazioni tridimensionali.
Seguono, a distanza di pochi anni, le serie Winter Stories (2007-2009) – dedicata a un’enigmatica figura clownesca e alle sue misteriose attività durante il freddo inverno di una città indefinita– e The Automaton (2010), ambientata in una Venezia desolata e avvolta nella nebbia, presumibilmente all’inizio del secolo scorso. Nei progetti successivi – da Behind the Walls (2011) e Lo Zuavo Scomparso (2012) a tanti altri a seguire – è lo stesso Ventura a entrare in scena, ritraendosi in suggestivi tableaux vivant, travestito e truccato alla stregua dei pupazzi dei lavori precedenti. Ed è così che, forse per esaudire il desiderio d’infanzia di differenziarsi dal fratello gemello, come egli stesso racconta a Simona Ghizzoni, o forse per la tentazione irresistibile di abitare in prima persona in quei mondi fantastici, Paolo Ventura formula sempre nuove variazioni sui temi e i soggetti amati: le maschere del circo, gli arlecchini, i soldati semplici, gli uomini qualunque del ceto medio, avvolti dall’anonimato dei vestiti da lavoro.
La sua opera, incentrata sul tema del complesso rapporto tra realtà e finzione, offre spunti di riflessione rispetto ai quali proponiamo alcune letture di approfondimento. Riportiamo di seguito una selezione di cataloghi di mostre, saggi, testi critici che hanno affrontato queste tematiche trasversali alla storia della fotografia.
https://www.paoloventura.com/
Approfondimenti per “Selfportrait as Myself”
Per ogni incontro il FAF propone una serie di letture e spunti di riflessione sui temi. Iniziamo con le letture consigliate dopo l’incontro con Paolo Ventura.