FAF 2023
L’attività di ricerca del Centro si focalizza sul rapporto tra Fotografia, Arte e Femminismo nella cultura visiva contemporanea. Dagli ultimi decenni del Novecento, grazie anche all’espansione di strumenti di analisi favoriti dai cultural studies e dai gender studies, si sono andate progressivamente sviluppando aree di studi e ricerche che hanno posto al centro nuove identità e nuove istanze culturali e politiche. Tra queste, il ruolo della donna e il suo contributo all’arte e alla cultura visiva è stata una delle più feconde e importanti. All’interno di questa nuova area d’interesse, il ruolo e il significato delle pratiche fotografiche delle donne ha, a sua volta, costituito un filone di sviluppo negli studi scientifici, così come nelle iniziative museali e curatoriali.
Oggetto di studio del gruppo di ricerca sono le poetiche, le opere, le mostre che costituiscono il tessuto del rapporto tra donne, arte e fotografia e, dunque, del loro esplicito o potenziale contributo nella richiesta di emancipazione dello sguardo femminista.
Per ogni incontro il FAF propone una serie di letture e spunti di riflessione sui temi.
Lorenzo Castore
Lorenzo Castore
Paradiso
Peliti Associati, Roma 2005
Paradiso è il secondo progetto editoriale di Lorenzo Castore, le fotografie raccolte in questo libro sono state scattate a L’Avana e a Città del Messico tra il 2001 e il 2002 e raccontano senza filtri il periodo trascorso da Castore in America Latina. Dagli scatti, di cui è protagonista il colore, emerge l’urgenza del fotografo di lavorare senza costrizioni, seguendo liberamente il proprio istinto nel tentativo di restituire una realtà autentica, andando al di là degli stereotipi iconografici che caratterizzano tipicamente la rappresentazione di queste terre.
Lorenzo Castore
Ultimo Domicilio
L’Artiere Edizioni, Bologna 2015
“Questo lavoro è diviso in sette capitoli. Ciascuno racconta la storia di una casa. Ho conosciuto queste case per motivi differenti. In alcune ho vissuto, altre erano abbandonate…case che ho visitato, case che ho posseduto, case di altre persone. Tutte raccontano qualcosa che cercavo in anni di spostamenti. Ciascuna casa descrive un mondo interiore complesso, senz’altro legato alla mia vita personale, ma anche, spero, all’esperienza collettiva. Queste case parlano di passaggio e intimità.” Così Lorenzo Castore descrive “Ultimo Domicilio”, un lavoro che nasce, ancora inconsapevolmente, nel 2008 quando, durante un viaggio a Sarajevo e Mostar, fotografa interni di case abbandonate durante la guerra, lasciate dietro di sé da un giorno all’altro insieme a tutti gli effetti personali appartenuti a chi le abitava. Nel corso degli anni il lavoro si sviluppa in una struttura solida, funzionale e del tutto personale, come è la modalità di Castore. Le case della guerra di Sarajevo e Mostar incontrano in questo lavoro la casa della storia (Finale Ligure), la casa della gioventù e della poesia (Casarola), la casa della ricerca di un padre (Brooklyn), la casa della madre (FontensyMauvoisin) e la casa di un nuovo inizio (Cracovia, la casa di Castore).
Lorenzo Castore
Ewa & Piotr
Les Editions Noir sur Blanc, Parigi 2018
Con Ewa e Piotr, Lorenzo Castore racconta la storia di un incontro improbabile.Tra il 2007 e il 2013, quando viveva in Polonia, Castore si imbatte in una donna stravagante per strada. Anche se non scambiano neanche una parola il fotografo ne rimane profondamente impressionato. Quando, grazie ad un amico, riesce a rintracciarla, scopre le sue terribili condizioni di vita: Ewa e suo fratello Piotr vivono in un appartamento decrepito situato in una strada di Cracovia. Abbandonati a se stessi, alcolizzati, senza gas, senza elettricità, senza acqua calda, Ewa e Piotr rivelano la loro esistenza in frammenti e si lasciano fotografare a poco a poco. Castore intreccia le proprie fotografie con immagini d’archivio e foto di famiglia a lui affidate dal fratello e dalla sorella. Con il suo lavoro, non giudicante e poetico, in cui l’orrore e la bellezza sono così vicini, Castore ci incoraggia a guardare l’altro senza pregiudizi, senza paraocchi e senza paura.
David Bate
Photography as Critical Practice: Notes on Otherness
Intellect Ltd, Londra 2021
L’altro è un argomento di grande interesse all’interno e all’esterno della pratica e della teoria fotografica contemporanea, ma resta un soggetto trascurato al di fuori del campo ormai consolidato degli studi postcoloniali. Questo volume raccoglie fotografie e saggi che riguardano aspetti dell’alterità e del lavoro visivo. Presentate insieme, le immagini e gli scritti critici lavorano insieme per costruire una nuova prospettiva sociale sulle questioni di alterità e per evidenziare la fotografia come forma di pratica critica. Con un distacco dalle concezioni esistenti dell’alterità nel discorso postcoloniale, Photography as Critical Practice pone l’accento sulla condizione umana non come un concetto liberale, ma come qualcosa di formato e incorniciato da una più ampia dimensione di alterità sociale, sessuale e culturale. Comprendendo i contributi di Elina Ruka, Katrin Kivimaa, Parveen Adams e Liz Wells, il libro offre un’affascinante nuova visione dell’alterità della fotografia.
Michel Christolhomme
La fotografia sociale
Contrasto, Roma 2010
Sinossi:“La fotografia sociale è quel tipo di fotografia impegnata, di documentazione, strumento di informazione sulle problematiche relative alla società contemporanea. È un tipo di fotografia militante il cui obiettivo è di testimoniare a favore delle vittime e il cui scopo è di contribuire alla risoluzione delle principali problematiche sociali attraverso una testimonianza che possa agire in maniera diretta sull’evoluzione della mentalità umana e civile”. Così Michel Christolhomme, curatore e autore dei testi di questo volume, definisce la fotografia sociale: una vocazione e un impegno per chi la pratica. Le immagini scelte per questo volume mostrano come intere generazioni, uomini e donne, abbiano scelto di mettere la loro visione al servizio delle vittime della sofferenza. Dal diciannovesimo secolo ad oggi, la fotografia sociale non ha mai smesso infatti di registrare l’inesorabile resoconto della tragicità della condizione umana. Mostrando i drammi nascosti del pianeta, in molti casi è riuscita persino a migliorare le sorti delle persone ritratte.
Jennifer Good e Paul Lowe
Understanding Photojournalism
Routledge, Londra 2017
Understanding Photojournalism esplora l’interfaccia tra la teoria e la pratica nel cuore del fotogiornalismo, tracciando le questioni critiche che i fotogiornalisti e i picture editor considerano nella loro pratica quotidiana e collocandole nel contesto. Illustrando la storia e la teoria del fotogiornalismo, questo libro ne spiega lo sviluppo storico e contemporaneo; chi crea, seleziona e fa circolare le immagini; l’etica, l’estetica e la politica di questa pratica. I casi di studio internazionali, scelti con cura, rappresentano una sezione trasversale di fotografi, pratiche e periodi chiave del fotogiornalismo, consentendo agli studenti di comprendere le questioni centrali e i concetti critici. Illustrato con una serie di fotografie e di casi di studio, tra cui interviste a fotogiornalisti contemporanei, questo libro è una lettura essenziale per gli studenti che frequentano corsi universitari e sulla fotografia nell’ambito di un’ampia gamma di discipline e include una guida commentata per ulteriori letture e un glossario di termini per ampliare ulteriormente lo studio.
Marianne Hirsch
Family Frames: Photography, Narrative and Postmemory
Harvard University Press, Cambridge – MA 1997
Le fotografie di famiglia – istantanee e ritratti, affisse al frigorifero o esposte in cornici dorate, stipate in scatole da scarpe o catalogate in album – conservano la storia ancestrale e perpetuano i ricordi. In effetti, la fotografia è diventata il principale strumento di auto-rappresentazione della famiglia. In Family Frames, Marianne Hirsch scopre l’inganno e il potere che si celano dietro questa documentazione visiva. Hirsch esplora in modo provocatorio le convenzioni fotografiche per la costruzione delle relazioni familiari e discute le strategie artistiche per sfidare queste costruzioni. Quando catturiamo la nostra famiglia fotograficamente, spesso rispondiamo a un’immagine idealizzata. Gli artisti e gli scrittori contemporanei, mostra Hirsch, hanno messo a nudo il divario tra la realtà vissuta e un ideale percepito per testimoniare le contraddizioni che danno forma alle rappresentazioni visive di genitori e figli, fratelli, amanti e famiglie allargate. Questo libro mette a nudo le passioni e le rivalità, le tensioni e le ansie che per la maggior parte sono rimaste ai margini o fuori dagli album di famiglia. E ci permette anche di apprezzare il potere delle fotografie di famiglia e il ruolo importante che hanno assunto nel plasmare la memoria personale e culturale, in particolare attraverso le dislocazioni traumatiche del dopoguerra e del dopo Olocausto. Family Frames offre sia un’analisi teorica che un’appassionata esplorazione delle fotografie. Tutti coloro che hanno a cuore le foto di famiglia hanno ora una nuova cornice per guardarle.
Hans-Michael Koetzle
I Grandi Maestri. 100 Anni di fotografia Leica
Contrasto, Roma 2017
Introdotto da un testo del curatore della mostra Hans-Michael Koetzle, il libro presenta 12 sezioni che intrecciano insieme l’ordine tematico con la cronologia, in un percorso che va dalla nascita della fotocamera Leica fino alle più recenti visioni.Attraversando diversi generi e percorrendo più paesi del mondo, nel volume come al Museo del Vittoriano ci sono le immagini dei più grandi interpreti internazionali che hanno fatto della Leica il proprio strumento creativo di espressione d’elezione. Dalle fotografie in bianco e nero di Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, Sebastião Salgado, Elliott Erwitt e Gianni Berengo Gardin, fino al colore di Fred Herzog e Joel Meyerowitz, il lettore potrà ammirare il meglio della fotografia internazionale con uno sguardo privilegiato sull’Italia. Accanto alle immagini di Gianni Berengo Gardin, il volume dedica spazio anche alle fotografie di altri interpreti italiani d’eccezione come Piergiorgio Branzi, Paolo Pellegrin, Valerio Bispuri e Lorenzo Castore.
Josef Koudelka
Exils
Alinari, Firenze 1997
Di origine cecoslovacca e membro dell’agenzia Magnum, Joseph Koudelka, nel 1961, inizia una documentazione fotografica che ancora continua, dedicata al popolo Tzigano e in genere alle minoranze, a tutto ciò che è destinato ad estinguersi e risulta, in qualche modo, “esiliato”. È in questo contesto che nasce il volume “Exils”, una serie di splendide fotografie scattate in Europa e negli Stati Uniti, dal 1968 ai primi anni ’80, che documentano la straordinaria sensibilità visiva di uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea “Exils” è stato pubblicato per la prima volta dal Centre National de la Photographie in occasione di una mostra presentata a Parigi, al Palais de Tokyo nel 1988. Ha ricevuto il premio come miglior libro di fotografia dall’International Center of Photography di New York.
Martha Langford
Suspended Conversations: The Afterlife of Memory in Photographic Albums
McGill-Queen’s University Press, Montreal 2001
In Suspended Conversations Martha Langford mostra come gli album fotografici raccontino storie intime e rivelatrici di individui e famiglie. Piuttosto che isolare la singola fotografia, trattare gli album come testi o sostenere che la fotografia ha soppiantato la memoria, l’autrice dimostra che l’album fotografico deve essere considerato nel suo insieme e interpretato come una performance visiva e verbale che estende la coscienza orale. Questa seconda edizione, che presenta una collezione di diari di viaggio fotografici, memorie, raccolte tematiche e saghe familiari compilate tra il 1860 e il 1960 e conservate dal McCord Museum of Canadian History, comprende una prefazione rivista e ampliata e nuove fotografie degli album di Notman. Stampato a colori , il materiale migliorato mette in risalto le sfumature e i dettagli distinti di ogni album, dando loro nuova vita per raccontare le loro storie. Gli album sono custoditi dalle famiglie, raccolti come illustrazioni del passato dai musei di storia sociale ed esaminati dagli studiosi per ciò che possono rivelare su atteggiamenti e sensibilità, ma quando non c’è nessuno a raccontare la storia, l’intrigo dell’album diventa un puzzle, una conversazione sospesa. Langford sostiene che la coscienza orale fornisce la chiave mancante. Mettendo in relazione fotografia e oralità, spiega come gli album siano stati concepiti per funzionare come performance e come possiamo svelare i loro misteri. Un affascinante sguardo alle preoccupazioni dei secoli precedenti, Suspended Conversations porta la fotografia nella grande conversazione su come ricordiamo e come mandiamo le nostre storie nel futuro.
Arnaud Schmitt
The Photographer as Autobiographer
Palgrave Macmillan, Cham – Switzerland 2022
Questo libro esplora le memorie ibride, che combinano testo e immagini, scritte da fotografi. Contestualizza questa sottocategoria di scrittura di vita da una prospettiva storica nel contesto generale della scrittura di vita, prima di adottare un approccio strutturale e cognitivo al rapporto testo/immagine. Mentre gli autobiografi utilizzano le fotografie principalmente per la loro funzione illustrativa o referenziale, i fotografi hanno un’interazione molto più complessa con le immagini nei loro racconti autobiografici. Questo libro esplora come l’aspetto visivo di un libro di memorie possa alterare drasticamente la risposta del lettore all’opera, ma anche come, in altri casi, le parti visive sembrino scollegate dal testo o sottoutilizzate.
Marie Sordat (a cura di)
Eyes Wild Open. On a Trembling Photography
André Frère Editions, Marsiglia 2018
Questo libro mette in luce le relazioni esistenti tra diverse generazioni di fotografi la cui pratica è tanto intuitiva quanto brusca o trasgressiva. Emerso dopo la Seconda guerra mondiale con pionieri come Robert Frank, William Klein e i fondatori della leggendaria rivista giapponese Provoke, questo approccio singolare alla fotografia rimane particolarmente produttivo nella creazione contemporanea. Riunendo questa famiglia di fotografi, il cui lavoro copre più di 60 anni, questo libro permette al lettore di visualizzare i legami tra passato e presente, di riscoprire i classici, di trovare nuovi talenti e di comprendere le varie influenze di questo patrimonio fotografico fino ad oggi.
Marina Ballo Charmet
Marina Ballo Charmet
Con la coda dell’occhio. Scritti sulla fotografia
Quodlibet, Macerata 2017.
Il soggetto privilegiato della fotografia di Marina Ballo Charmet è il «sempre visto», ciò che rimane sulla soglia della percezione, il fuori-fuoco in cui traspare «il rumore di fondo della nostra mente». Per far affiorare questa dimensione occorre allora guardare il mondo «con la coda dell’occhio», incorporando allo sguardo la distrazione, la latenza, la multivocità dell’esperienza quotidiana. Accompagnare le immagini con la scrittura è stata una costante necessità dell’autrice lungo tutto l’arco del suo percorso. Dialogare a distanza con gli autori e i fotografi prediletti (come Gabriele Basilico e Lewis Baltz), appuntare pensieri, redigere diari di lavoro, chiarire retroterra teorici e scoprire affinità d’ispirazione (ad esempio con Robert Adams, Raoul Hausmann, Timothy O’Sullivan) si rivelano così momenti integranti della sua pratica creativa. Disposti seguendo un ordinamento insieme tematico e cronologico, i testi illuminano anche la relazione tra lavoro con le immagini e lavoro psicoterapeutico, visti entrambi come processi basati su «una particolare relazione di ascolto con il mondo o il paesaggio esterno, di sorpresa verso cose che sembrano non avere un senso particolare». Questo libro offre una riflessione sulla fotografia come strumento di conoscenza e come mezzo di esperienza che attiva l’inconscio.
Marina Ballo Charmet
Il parco/The Park
catalogo della mostra a cura di Gabi Scardi e Roberta Valtorta (Triennale Milano, 11 dicembre 2008-18 gennaio 2009)
Charta, Milano 2008.
Il parco è un’area a statuto speciale, se si va al parco si diventa cittadini del parco, ci si adegua all’esperanto dell’area verde circondata dalla città. La vegetazione è diversa, la temperatura e gli odori, i colori e le insegne sono diversi, la città non c’è più, le differenze sono sparite, si è nell’universo parco, che obbedisce a regole internazionali e non alla lingua che parla l’uomo o al colore della sua pelle. Ricerca di socialità, storie di individui, coppie, famiglie, gruppi, solitudini, incertezze, sospensioni, osservate più che ritratte, da Marina Ballo Charmet nei parchi di Milano, Londra, Berlino, Parigi, Roma, Vienna, Madrid, Lisbona, Palermo, New York fotografando ad altezza di bambino con sguardo veloce e carico di imprevisti, quasi parallelo al terreno. Nelle sue foto non si vede nulla di lei, eppure c’è sempre qualcosa di lei: quel suo modo di guardare e la terra su cui appoggia i piedi per fotografare.
Marina Ballo Charmet
Sguardo terrestre
catalogo della mostra a cura di Stefano Chiodi (MACRO-Museo d’Arte Contemporanea Roma 05 ottobre 2013-17 novembre 2013)
Quodlibet, Macerata 2013.
Fin dagli esordi alla fine degli anni Ottanta, la ricerca di Marina Ballo rivela un particolare tipo di sguardo: la sua fotografia dichiara un’attenzione a dettagli sfuggenti, a forme e oggetti quotidiani colti nella loro solitudine imprevista, al silenzio e alla sorpresa che si condensano negli spazi attraversati ogni giorno, alle apparizioni inattese che l’obiettivo fotografico è in grado di cogliere negli ambienti familiari. Il catalogo raccoglie le esplorazioni fotografiche elaborate dall’artista – nello scenario urbano e in quello naturale –, presentando una selezione di circa venticinque opere, appartenenti alle serie più significative prodotte dagli anni Novanta a oggi.
Marina Ballo Charmet
Fotografie e video 1993-2006
Mondadori Electa, Milano 2007
“Marina Ballo Charmet è psicoanalista di formazione, artista per passione. Utilizza la macchina fotografica e il video come strumento di ricognizione. Nei suoi video, come nelle sue fotografie, si alternano sagome di persone o oggetti di difficile identificazione, scorci di una topografia urbana quotidiana ma imprecisata e dettagli architettonici di interni o di esterni. Ma degli ambienti in cui si muove, Marina Ballo schiva tutto quello che può apparire anomalo ed eccezionale, per concentrarsi invece sugli oggetti poco connotati che compongono il nostro ambiente quotidiano, su ciò che resta normalmente confinato alla periferia del nostro sguardo e del nostro pensiero. Sfiora le cose e le persone senza pretendere di circoscriverle, di delinearne i contorni in modo preciso. Predilige le sfumature ed i limiti incerti a ciò che è ostentato. Si dilunga sul modo in cui la luce si insinua tra le imposte di una finestra, nella trama di un tessuto, sulla piega di un vestito, sulla porosità della pelle di qualcuno con cui stiamo conversando, sui dettagli di un interno che dovrebbe esserci familiare: su tutte quelle cose la cui esistenza è data per scontata, ma che non per questo risultano dotate di autonomia propria.” (Gabi Scardi)
Gabriele Basilico
Territori intermedi = spaces in between, catalogo della mostra a cura di Filippo Maggia (Museo Civico “Castello Ursino” Catania, 17 settembre 2021 – 6 marzo 2022)
Skira, Milano 2021.
Territori Intermedi si dispone come una raccolta di fotografie in gran parte inedite, realizzate da Gabriele Basilico tra il 1985 e il 2011. I territori intermedi di Basilico sono spazi fisici regolati di volta in volta da quegli elementi che l’autore ci indica come veicoli per entrare nell’opera e leggerne, e forse anche respirarne, il contenuto. Spazi che si allargano in ampie vedute dove molti eventi contemporaneamente accadono, dove la vita pulsa e si diffonde come nelle grandi arterie metropolitane e nei vicoli di Shanghai, o lungo le incerte strade di città mediorientali. Ordinare le contraddizioni delle metropoli contemporanee, esorcizzare le periferie dimenticate dall’architettura e dall’urbanistica attrae Basilico e stimola ancor più la sua attenzione nel cercare un nuovo rapporto con lo spazio. In “Territori Intermedi” Gabriele Basilico ci rammenta che è indispensabile calarsi nell’immagine con lentezza per riuscire a coglierne la coerenza interna, la medesima lentezza in origine necessaria al fotografo per assimilare il luogo e trasformare l’esperienza in immagine.
Giovanna Calvenzi
Italia. Ritratto di un paese in sessant’anni di fotografia
Contrasto, Roma 2008
Il racconto di un paese, l’Italia, nelle immagini dei più importanti fotografi che dal dopoguerra a oggi hanno documentato, sognato e immaginato, la realtà italiana e i suoi protagonisti. Il volume, ricchissimo per la scelta degli autori e delle immagini, è diviso in tre sezioni. Nella prima parte, centocinquanta immagini guidano il lettore, dal 1946 a oggi, attraverso la storia della fotografia e dell’Italia. Una seconda parte di testi offre elementi di riflessione sui temi e i protagonisti della fotografia. Infine, “Doppie visioni” è dedicata al rapporto tra grandi autori italiani e stranieri che si confrontano su temi e luoghi tipici della fotografia e del nostro paese.
Gabriella Gilli, Sara Guerrini (a cura di)
Oltre l’immagine. Inconscio e fotografia, con interviste di Aliprandi, Belgiojoso, Calò, D’Ercole, Gusmani
Postcart, Roma 2015.
Come nasce psicologicamente una fotografia? Da quali meandri profondi della mente del fotografo hanno origine le immagini che vediamo? Il libro racconta che la fotografia di un muro scrostato o di un angolo poco significante di mondo non è semplicemente il frutto di una tendenza “disimpegnata” della fotografia contemporanea; o che l’utilizzo del “selfie” o più in generale dell’autoritratto nella produzione artistica di un autore non è un mero espletamento di necessità esibizionistiche, ma che dietro a tutte queste soluzioni visive esistono percorsi profondi di conoscenza e di ascolto dei propri bisogni comunicativi. Gli artisti sono stati intervistati per questo libro non da critici o curatori, ma da psicoterapeute di diversa formazione, con forti legami nell’uso dell’arte e della fotografia nella terapia. Il dialogo tra intervistato e intervistatore si sofferma sugli aspetti meno tecnici, ma più sensibili, dell’opera degli autori e sulle possibili implicazioni dei loro lavori con le loro vite. Oltre l’immagine parla dei fotografi attraverso le loro stesse parole: ha chiesto loro di narrarsi, di parlare di sé e dei propri lavori, e poi ha commentato i materiali alla luce di teorie psicoanalitiche. I temi dei legami d’amore, della morte, del corpo, dell’identità e dei luoghi sono infatti i vertici di osservazione, scelti dalle autrici, per parlare delle fotografie. Temi cruciali delle vicissitudini umane, quindi. Hanno contribuito: Antoine D’Agata, Michelle Sank, Molly Landreth, Arno Rafael Minkkinen, Julia Kozerski, Liu Bolin, Elinor Carucci, Natasha Caruana, Diàna Markosian, Phillip Toledano, Moira Ricci, Peter Van Agtmael, Guido Guidi, Paolo Ventura, Todd Hido
Angela Madesani
Le icone fluttuanti: storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia
Bruno Mondadori, Milano 2002.
Una storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia durante tutto il XX secolo, a partire dagli esordi. Si procede dalle prime esperienze futuriste di Anton Giulio Bragaglia e dei fratelli Corradini alle ricerche informatiche degli anni Novanta, passando da Luigi Veronesi, Bruno Munari e attraverso il lavoro di tutti coloro che hanno utilizzato il cinema come strumento dell’arte. Il libro contiene una vasta mappatura della situazione attuale della videoarte italiana. Il volume è arricchito da un’ampia appendice di interviste su cinema e video a dieci protagonisti dell’arte italiana contemporanea, da Fabio Mauri a Cioni Carpi, da Studio Azzurro a Marcello Maloberti.
Claudine Vacharet (a cura di)
Foto, gruppo e cura psichica. Il fotolinguaggio come metodo psicodinamico di mediazione nei gruppi, edizione italiana a cura di Maria Clelia Zurlo
Liguori, Napoli 2008.
Il libro è la testimonianza della riflessione di un gruppo di operatori che utilizzano il metodo Fotolinguaggio© nel campo della cura psichica. Esso rende conto di un’esperienza quindicennale condotta sotto la direzione di Claudine Vacheret e delle ricerche che ne sono derivate. Gli autori fanno riferimento alla teoria psicoanalitica dei gruppi introdotta da D. Anzieu e sviluppata da R. Kaës e mostrano come il Fotolinguaggio© mobilizzi l’immaginario del gruppo e promuova processi di simbolizzazione in ciascuno dei suoi membri. Il testo mette in luce la diversità di utenti e patologie con i quali il metodo può essere utilmente adoperato, dagli adolescenti in difficoltà agli anziani, dagli adulti psicotici ai tossicomani in prigione. In un momento in cui l’evoluzione delle forme di sofferenza psichica e delle istituzioni di cura richiede nuovi approcci e nuove tecniche, il libro mostra come il Fotolinguaggio© rappresenti un utile metodo di intervento per lo psicologo clinico che opera nei gruppi.
Judy Weiser, Fototerapia. Tecniche e strumenti per la clinica e gli interventi sul campo, Franco Angeli, Milano 2022.
Il lavoro di Weiser “rende realmente evidente il potere terapeutico delle fotografie… consente anche a chi non si intende di fotografia di aggiungere la fototerapia nel repertorio delle proprie tecniche…” (Ronald E. Hays, direttore creativo Arts in Therapy Hahnemann University, Philadelphia, Pennsylvania). In questo libro, Judy Weiser spiega in modo completo ed esaustivo come utilizzare in terapia foto personali e album di famiglia dei pazienti per poter dare avvio ad una corretta comunicazione. Iniziare un dialogo basandosi su foto personali e simboliche, sostiene, consente di dare forma a sentimenti che altrimenti potrebbero rimanere celati all’indagine verbale. Weiser spiega quindi come usare questo dialogo per riportare alla memoria informazioni e ricordi dimenticati, frenati o respinti, e come applicare queste intuizioni ad una efficace strategia terapeutica. Guida completa alla Fototerapia, questo libro fornisce principi teoretici, tecniche dettagliate, illustrazioni aneddotiche ed esercizi pratici che aiuteranno gli psicoterapeuti ad avvicinarsi a questa pratica. Guardando tutti i tipi di fotografie – sia che esse siano quelle che il paziente colleziona, per le quali posa, o che scatta – la Weiser descrive come far entrare il paziente in contatto con il linguaggio fotografico.
Transemilia, catalogo della mostra a cura di Thomas Seeling e Urs Stahel(Fotomuseum Winterthur, 21 ottobre 2005 – 12 febbraio 2006),Fotomuseum Winterthur/Christoph Merian Verlag, Basilea 2006.
La ricognizione territoriale dell’Emilia-Romagna condotta dai caparbi sostenitori del progetto di Linea di Confine è approdata al Fotomuseum Winterthur. Il catalogo presenta i lavori di Marina Ballo Charmet, Lewis Baltz, Olivo Barbieri, Andrea Botto, Michele Buda, John Davies, Paola De Pietri, Gilbert Fastenaekens, John Gossage, William Guerrieri, Guido Guidi, Axel Hutte, Gian Luca Liverani, Walter Niedermayr, Stephen Shore e Marco Signorini.
Roberta Valtorta
Volti della fotografia. Scritti sulle trasformazioni di un’arte contemporanea, Skira, Milano 2005.
Il Novecento testimonia la maturazione della fotografia come arte e il suo definitivo ingresso nella cultura contemporanea. Tre i momenti principali di questo percorso: il periodo delle Avanguardie storiche, che mettono in evidenza la relatività del rapporto fra immagine e realtà; gli anni Sessanta-Settanta, quando la fotografia abbandona la funzione narrativa e diventa strumento di lavoro per gli artisti; gli anni Novanta, nei quali si afferma il forte senso della finzione che segna la comunicazione e l’arte contemporanea.Gli scritti raccolti in questo volume, che datano dal 1983 al 2003, toccano molte questioni teoriche e storiche e creano un insieme di approfondimenti orientati in più direzioni: da un lato, le teorie e le tendenze della fotografia degli ultimi trent’anni, dalla crisi del reportage storico alla lettura del paesaggio contemporaneo, al mutamento del rapporto fra immagine e realtà provocato dal digitale; dall’altro, il rapporto fra fotografia e committenza pubblica come elemento che struttura i codici stessi delle produzioni fotografiche; infine, alcuni momenti fondamentali della storia e della cultura fotografica italiana del Novecento, nei suoi sviluppi, spesso, problematici.