IL RACCONTO ONESTO

Scrittori e fotografi italiani narrano il presente

24 aprile – 7 giugno 2015

A cura di Matteo Balduzzi, Alessandro Leogrande e Alessandra Mauro

Progetto allestitivo di Franco Achilli

Letteratura e fotografia si interrogano da sempre intorno al ”da dove veniamo” per capire “chi siamo”, attraverso vicende in cui pubblico e privato si intersecano in modi diversi, a seconda delle scelte di ciascun autore ma pur sempre su eventi, soggetti e contraddizioni che fanno parte del nostro orizzonte quotidiano.

Nata da un’idea e da un quesito di Goffredo Fofi, la mostra intreccia le testimonianze di scrittori e il lavoro di fotografi italiani impegnati, appunto, a raccontare in modo onesto, vero e nuovo, il nostro presente.

I contributi degli scrittori, chiamati a spiegare come si possa oggi vivere e interpretare il nostro tempo, si alternano alle immagini dei fotografi, ugualmente impegnati a raccontare il nostro paese, in un rimando di voci, visioni e argomenti che compone un insieme vario e incredibilmente vero dell’Italia.

Una straordinaria collezione di contributi, testuali e visivi. Ma anche per Forma Meravigli, una dichiarazione d’intenti sul valore, la centralità della testimonianza, fotografica e non. E, insieme, sull’importanza di dare spazio e respiro a nuovi racconti e nuove visioni.

 

La mostra è accompagnata dal libro
omonimo edito per la collana
“In parole” di Contrasto.

 


I contributi letterari in mostra:

Giulio Angioni, Franco Arminio, Silvia, Avallone, Silvia Ballestra, Maurizio Braucci, Alberto Capitta, Giuseppe Catozzella, Paolo Cognetti, Gioacchino Criaco, Paolo Di Stefano, Giorgio Falco, Antonio Ferracuti, Elena Ferrante, Giorgio Fontana, Vittorio Giacopini, Helena Janeczek, Nicola Lagioia, Alessandro Leogrande, Sepp Mall, Alessandro Mari, Raul Montanari, Aldo Nove, Antonio Pascale, Francesco Pecoraro, Roberto Saviano, Tiziano Scarpa, Igiaba Scego, Antonio Scurati, Walter Siti, Benedetta Tobagi, Stefano Valenti, Wu Ming 1

I progetti fotografici in mostra:
Tommaso Ausili – La città bianca; Nicolò De Giorgis – Hidden Islam; Emiliano Mancuso – Il diario di Felix; Giulio Piscitelli – From there to here; Alessandro Toscano – Sardinians postcards

Alessandro Toscano Sardinian Postcards

Sardinian Postcards è un progetto documentaristico nato nel 2011 con l’intenzione di riflettere sul paesaggio e sull’iconografia della Sardegna. Dopo anni di assenza, il fotografo ritorna nella sua terra d’origine e ne esplora il territorio e l’immaginario. La fotografia diventa lo strumento per una sorta di taccuino di un lungo viaggio nei propri luoghi. Il risultato è il ritratto di un’isola, non più mediato solo dall’immagine stereotipata fatta di spiagge, di feste tradizionali e di folklore ma capace di mostrare la faccia nascosta sul retro delle solite foto da cartolina.
Ogni scatto è, così, uno spunto visivo, un frammento di immaginario di un luogo complesso, troppo spesso raccontato come terra di promesse economiche, poi mai mantenute, o vissuto come terra di conquista per turisti di passaggio. Una dopo l’altra, le immagini costruiscono una narrazione intima e personale di una terra arcaica in silenzioso cambiamento, in cui si rispecchiano, accentuati, i contrasti del presente.

Alessandro Toscano si laurea in Scienze della Comunicazione specializzandosi in Etnografia e Antropologia Visuale. Durante gli studi si avvicina alla fotografia documentaristica e creativa. Nel 2009 fonda l’agenzia fotografica OnOff Picture, che dirige fino al 2013, collaborando con le principali riviste italiani e stranieri. Attualmente dedica la sua ricerca al paesaggio, integrando la sua attività con progetti laboratoriali di narrazione e documentazione partecipata attorno a temi sociali e ambientali.

Emiliano Mancuso Il diario di Felix

Felix è una casa famiglia di Roma, periferia sud-est, vicino a Tor Bella Monaca. Ospita sia minori del circuito penale che scontano misure alternative al carcere, sia minori civili: italiani con genitori ai quali è stata tolta la patria potestà, vittime di violenza o incuria stranieri arrivati in Italia senza genitori o parenti.
Emiliano Mancuso ha vissuto un anno accanto a loro: “Insieme abbiamo studiato, abbiamo parlato, siamo stati al mare o al parco divertimenti, abbiamo pianto e abbiamo riso. Mi aspettavo una storia di denuncia o un’inchiesta giornalistica e invece ho incontrato una piccola fiaba metropolitana sull’amicizia e sul diritto negato a un’adolescenza normale.

Emiliano Mancuso (1971- 2018) è stato fotografo e videomaker. Dopo gli studi in filosofia si è dedicato alla fotografia lavorando come fotogiornalista per testate internazionali come National Geographic, New York Times, The Guardian, Time e in Italia con L’Espresso. Nel 2009 entra a far parte dell’Agenzia Contrasto. Ha insegnato Reportage di foto e video presso l’Experimental Cinematography Center (National Film School), ed è stato direttore del Master in Fotogiornalismo contemporaneo presso le Officine Fotografiche Roma. Nel 2011 pubblica il libro Stato d’Italia e vince il Picture of the Year. Nel 2014 ha terminato il suo primo lungometraggio documentario, Il Diario di Felix, a cui seguirà qualche anno dopo Le cicale. 

Tommaso Ausili La città bianca

Fino al 1992, quando il suo utilizzo è stato bandito per legge, l’Italia era il secondo paese produttore di amianto in Europa. A distanza di più di 20 anni i siti ancora da bonificare sono più di 34 mila, comprese case e scuole: decine di milioni le tonnellate da smaltire. Si stima che nel 2020 il numero delle vittime da amianto salirà a 30mila persone.
Il comune italiano più colpito è Casale Monferrato, dove l’Eternit, che produceva manufatti di cemento-amianto, aveva il suo più grande stabilimento in Europa. Il processo contro gli amministratori della società si è concluso con la sentenza della Cassazione che ha dichiarato prescritto il reato di disastro ambientale per il quale erano stati condannati a 18 anni di reclusione. Ancora in corso, invece, è il processo per il caso Isochimica di Avellino. In questa fabbrica, aperta nei primi anni ’80, per la scoibentazione delle carrozze ferroviarie, lavoravano 300 persone, tra cui molti giovani in cerca di impiego in un territorio appena devastato dal terremoto. L’amianto veniva lavorato a mani nude, senza protezioni. Almeno 20 mila tonnellate di amianto sarebbero seppellite nel piazzale della fabbrica. Oggi la metà degli ex lavoratori è malata, e nel territorio circostante si registra un significativo aumento di casi di tumore.

Tommaso Ausili (1970) comincia a occuparsi di fotografia dopo la laurea in giurisprudenza. Nel 2009 inizia il progetto The Hidden Death, sugli ultimi istanti di vita degli animali da macello con cui, nel 2010, vince il World Press Photo (3° Premio – Storie d’attualità) e l’iris d’or-Sony World Photography Awards Photographer of the Year 2010. Nel 2012 intraprende il progetto “La polvere sotto il tappeto”, un’indagine a lungo termine sull’inquinamento da amianto in Italia. Su questo tema, nello specifico il caso Eternit a Casale Monferrato, realizza il video multimediale The White Town. Il progetto viene selezionato per numerosi festival internazionali e, nel 2014, vince il premio “L’Anello Debole”.

Nicolò Degiorgis Hidden Islam

Hidden Islam, Islam nascosto, è un repertorio, una mappa, un’inchiesta sui luoghi di preghiera di fortuna, occasionali e improvvisati (ma a volte diventati pressoché stabili, in certi giorni e orari) che gli immigrati musulmani nel nordest italiano si sono creati, spesso in condizione di semi-clandestinità per le avversità del luogo in cui vivono. Nonostante l’Islam sia, come diffusione, la seconda religione in Italia, non è ufficialmente riconosciuta dallo Stato e in tutta la penisola è stata permessa, fino a oggi, la costruzione solo di otto moschee.

Dopo aver vissuto mesi con diverse comunità islamiche del nord-est, una delle zone del paese dove le politiche di immigrazione generano forti tensioni, Nicolò Degiorgis ha raccontato la proliferazione di questi luoghi di culto nella forma di vecchi capannoni, seminterrati, garage, supermercati, stadi e palestre; oppure in angoli di esterni, limitati e appartati tra edifici, passaggi, cortili, prati stretti tra un muro, una rete e una siepe, e vivacizzati da tappeti multicolori. Le sue immagini raccontano la determinazione di donne e uomini intenti a pregare, reclini verso la Mecca, a piedi nudi, visti di spalle, dall’alto, col volto nascosto, uomini e donne che tornano, così, a sentirsi parte di una comunità.

Nicolò Degiorgis vive a Bolzano. Ha studiato lingua cinese presso l’Università di Venezia, e si è trasferito poi a Hong Kong e a Pechino per continuare gli studi. Dopo un tirocinio presso Magnum Photos di Parigi, nel 2008 ottiene una borsa di studio presso Fabrica. Nel 2009 inizia a lavorare come ricercatore nel campo dell’immigrazione presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Trieste e contemporaneamente gli viene assegnata una residenza d’artista presso la Fondazione d’arte Bevilacqua La Masa di Venezia. Nello stesso anno entra a far parte dell’agenzia Contrasto e comincia a collaborare con le principali riviste internazionali. Gestisce la casa editrice indipendente Rorhof, è co-curatore della galleria foto-forum (Bolzano) e insegna fotografia in carcere e presso la Libera Università di Bolzano. Il suo libro Hidden Islam, pubblicato nel 2014, ha ricevuti numerosi premi.

Giulio Piscitelli From there to Here

Negli ultimi 10 anni l’Italia, braccio dell’Europa nel Mar Mediterraneo, è divenuta uno dei principali approdi per migliaia di immigrati che dalle coste del Nord Africa, tentano di raggiungere il continente europeo. Dagli anni ’80 nel Canale di Sicilia, tra Libia, Egitto, Tunisia e Italia si contano ormai a migliaia le vittime delle tragedie del mare; una delle più gravi è avvenuta nell’ottobre 2013 vicino alle coste dell’isola di Lampedusa, con il naufragio di oltre 300 immigrati di origine eritrea. All’inizio del 2011 Giulio Piscitelli, impegnato a raccontare il fenomeno migratorio verso l’Europa, si reca nella Tunisia del dopo Rivoluzione per documentare il campo profughi di Choucha. Lì conosce un trafficante di uomini e decide di imbarcarsi con i migranti tunisini per raccontare il loro viaggio in mare alla ricerca di una vita dignitosa. Le immagini documentano le lunghe attese prima della partenza (trascorse in appartamenti gestiti da bande mafiose locali che lucrano sul traffico di migranti), il tragitto in barca, l’arrivo a Lampedusa. Un arrivo, però, che non significa la fine del viaggio. A causa delle politiche di gestione dei flussi migratori, molti di coloro che arrivano sul territorio europeo vengono rimpatriati, rinchiusi in centri di detenzione o per richiedenti asilo, in attesa di ottenere i documenti temporanei per il soggiorno; una gestione che crea uno stato permanente di incertezza nel futuro, un limbo dal quale diviene sempre più difficile uscire.

Giulio Piscitelli (Napoli, 1981), dopo la laurea in sociologia, si avvicina alla fotografia nel 2008, iniziando a collaborare con agenzie di news italiane e straniere. Dal 2012 lavora come freelance, realizzando reportage legati all’attualità internazionale. Nel 2012 ha vinto una borsa della Magnum Foundation Emergency Fund per continuare a lavorare al progetto “From There to Here”, il suo lungo racconto sull’immigrazione in Italia e in Europa.

L’allestimento della mostra