Diplomata alla Scuola Romana di Fotografia, Cristina Vatielli esordisce nel 2006 con Exilio de dentro: un progetto a lungo termine che esplora, in stile documentario, il nesso tra fotografia e memoria storica, mettendo a fuoco i volti e i luoghi simbolici della guerra civile spagnola. L’incontro con l’autoritratto avviene due anni dopo, nel 2008, durante un workshop con il fotografo finlandese Arno Rafael Minkkinen, il quale la introduce alla pratica della posa intesa come esperienza catartica e trasformativa. Il risultato è la serie Arno and I, una vera e propria performance davanti all’obiettivo a cui lo stesso Minkkinen prende parte. Questo incontro è considerato da Vatielli cruciale per il proprio percorso artistico, caratterizzato, da allora in poi, dal ricorso costante all’autoritratto come strumento di ricerca e introspezione.
Nel 2010 inizia la lunga gestazione de Le donne di Picasso: una serie composta da otto immagini di grande formato dedicata alle principali figure femminili che hanno segnato il percorso, artistico e personale, del padre del Cubismo. Ippolito Semion, videomeker e compagno di vita di Vatielli, e Lisangela Sabbatella, costumista, partecipano alla costruzione delle scene e la accompagnano nello sviluppo del proprio linguaggio artistico all’insegna della staged photography. Anche in questa occasione, Vatielli rivolge l’obiettivo verso se stessa, prestando però il proprio corpo al simbolico re-enactment delle vicende delle otto donne, così diverse per estrazione sociale, personalità e scelte di vita, eppure accomunate dall’essere state sedotte dal mito e dal potere dell’artista. Tra loro c’è, ad esempio, Dora Maar, artista poliedrica legata al Surrealismo e sopraffatta dalla personalità del pittore al punto di cadere in una profonda depressione. Vatielli la rappresenta mentre rivolge lo sguardo vitreo oltre l’inquadratura, con le mani insanguinate e calate lungo i fianchi, avvolta da un vestito di bende bianche in aperta allusione alla camicia di forza della clinica psichiatrica in cui fu internata e sottoposta a ripetuti elettroshock. Un’altra è Françoise Gilot, unica tra le amanti di Picasso ad averlo lasciato e, non a caso, raffigurata in movimento, nell’atto di allontanarsi a fatica da una tempesta, al riparo sotto un fragile ombrello di carta (una citazione, questa, del celebre scatto di Robert Capa, che la ritrae insieme all’artista andaluso sulle spiagge di Golfe Juan nel 1948).
La felice collaborazione con Ippolito Semion e Lisangela Sabbatella continua nel 2019, quando prende vita Sin hombre, vincitore del Burn Magazine Emerging Photographer Fund. Con questo progetto Cristina Vatielli prosegue la sua personale ricerca sull’universo femminile, concentrandosi sui diritti negati e sull’oppressione sociale. La serie è infatti dedicata a due maestre vissute in Galizia tra fine Ottocento e inizio Novecento, Elisa Sánchez Loriga e Marcela García Ibeas, costrette a nascondere l’amore omosessuale che le ha unite dai giudizi delle famiglie e della comunità, riuscendo tuttavia a sposarsi in chiesa, nel 1901, grazie al travestimento ben riuscito di Elisa. A differenza degli altri lavori, Vatielli delega l’interpretazione delle due maestre all’attrice Antonella Alfano e all’illustratrice Maria Vassalli, non immergendosi personalmente nella scena. Il racconto della loro vita è costruito in una serie scatti simili a movie stills che mettono a fuoco non tanto gli episodi salienti dell’amore impossibile, in una ricostruzione didascalica degli eventi, quanto piuttosto i gesti di intimità quotidiana delle spose calati in atmosfere crepuscolari.
Le suggestioni dei luoghi selvaggi e senza tempo che immortala in Sin Hombre ritornano nel suo lavoro più recente, dal titolo Terra Mater, che esplora il tema della fertilità e del legame, quasi primordiale, che unisce il corpo femminile alla Terra e alla natura. In questa serie Vatielli torna a confrontarsi con l’autoritratto: con il supporto del compagno che l’affianca nella realizzazione di suggestive foto dall’alto realizzate con un drone, il suo corpo nudo è perfettamente integrato tra elementi naturali che rimandano a paesaggi primordiali, alla fecondità della natura incontaminata.
La sua opera, che mette in relazione storie individuali con una più ampia storia di genere, collettiva e universale, offre spunti di riflessione rispetto ai quali proponiamo alcune letture di approfondimento. Riportiamo di seguito una selezione di cataloghi di mostre, saggi, testi critici che hanno affrontato queste tematiche trasversali alla storia della fotografia.
https://www.cristinavatielli.com
Approfondimenti per “Selfportrait as Myself”
Per ogni incontro il FAF propone una serie di letture e spunti di riflessione sui temi. Iniziamo con le letture consigliate dopo l’incontro con Cristina Vatielli.