L’attività di ricerca del Centro si focalizza sul rapporto tra Fotografia, Arte e Femminismo nella cultura visiva contemporanea. Dagli ultimi decenni del Novecento, grazie anche all’espansione di strumenti di analisi favoriti dai cultural studies e dai gender studies, si sono andate progressivamente sviluppando aree di studi e ricerche che hanno posto al centro nuove identità e nuove istanze culturali e politiche. Tra queste, il ruolo della donna e il suo contributo all’arte e alla cultura visiva è stata una delle più feconde e importanti. All’interno di questa nuova area d’interesse, il ruolo e il significato delle pratiche fotografiche delle donne ha, a sua volta, costituito un filone di sviluppo negli studi scientifici, così come nelle iniziative museali e curatoriali.

Oggetto di studio del gruppo di ricerca sono le poetiche, le opere, le mostre che costituiscono il tessuto del rapporto tra donne, arte e fotografia e, dunque, del loro esplicito o potenziale contributo nella richiesta di emancipazione dello sguardo femminista.

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Per ogni incontro il FAF propone una serie di letture e spunti di riflessione sui temi. Ecco le letture consigliate dopo l’incontro con Valentina Vannicola.

Dante's Inferno - Valentina VannicolaValentina Vannicola, L’inferno di Dante, Postcart Edizioni, Roma 2011 (a cura di Benedetta Cestelli Guidi, con un saggio di Niccolò Ammaniti).

L’inferno di Dante è stato realizzato dopo un’approfondita lettura dell’omonimo testo dantesco da cui Valentina Vannicola ha estrapolato i passaggi visivamente più vividi, realizzando delle fotografie di grande potenza narrativa. L’artista lavora nel suo territorio di affezione, la Maremma laziale nei dintorni di Tolfa, e con la comunità locale che si presta a inscenare per il suo obiettivo le più stravaganti composizioni. All’interno del libro, oltre alle fotografie, accompagnate dalle terzine dantesche di riferimento, si trova un poster (56×75 cm) del bozzetto preparatorio disegnato dalla stessa autrice e un testo introduttivo a cura di Niccolò Ammaniti.

Ilaria Schiaffini, La Commedia dantesca e la fotografia tra documentazione, estetica e fiction, in Vincenzo Salerno (a cura di), La parola del Poeta. Tradizione e ‘ri-mediazione’ della Commedia di Dante nella cultura contemporanea, Edizioni Sinestesie, Avellino 2014, pp. 67-96.

Dall’introduzione del libro: «Nel suo saggio sulla storia dell’illustrazione fotografica della Divina Commedia, Ilaria Schiaffini delinea due direzioni diametralmente opposte: ‘l’una tesa a certificare la verità storica dei luoghi e dei personaggi su cui Dante ha costruito il racconto del suo viaggio oltremondano, l’altra avviata invece sulla strada della simulazione artificiale della narrazione in ricostruzioni d’epoca’. Cronologicamente, l’iconografia pittorica dell’Inghilterra vittoriana e le prime rappresentazioni italiane in fotografia de La Divina Commediadi Dante Alighieri illustrata nei luoghi e nelle persone, di Corrado Ricci e dei Paesaggi italici nella divina commedia (sic.) di Vittorio Alinari, fra Otto e Novecento; fino alle interpretazioni fotografiche di episodi della Divina Commedia di due artiste contemporanee: Claudia Rogge e Valentina Vannicola».

 

Dante nell'arte: Riflessi iconografici dell'InfernoFraccari, Claudio (a cura di), Dante nell’arte. Riflessi iconografici dell’Inferno, StreetLib, Milano 2021.

La Commedia in generale si propone come un repertorio inestimabile di episodi, di personaggi, di scene e di figure – sempre allegoriche e tuttavia sempre provviste di saldi legami con la concretezza del mondo. Ancor più nella cantica infernale, ove le situazioni hanno componenti corrusche e i protagonisti, agenti o pazienti che siano, possiedono notevole plasticità, per quanto i loro corpi fisici siano solo apparenti. È inevitabile supporre che Dante sia stato influenzato dalle arti figurative, che a loro volta hanno reagito all’universo dantesco con echi che si sono protratti nei secoli. Del resto, se il poeta coglie per immagini la realtà fenomenica, trasformando le immagini in parole, capaci tuttavia di evocare un preciso immaginario, spetta poi eventualmente all’artista (pittore, incisore, scultore, miniatore) far precipitare l’immaginario in nuove immagini, secondo la sensibilità interpretativa propria e dell’epoca cui appartiene.

 

Simona Antonacci, Valentina Vannicola. Living layers ovvero Ossessioni semplici, in “Titolo. Rivista scientifico-culturale d’arte contemporanea”, A. 3, n. 5, (primavera-estate 2013), pp. 52-53.

Living Layers di Valentina Vannicola è una serie di sei scatti che nasce da un lungo periodo trascorso alla scoperta di un contesto urbano caotico e duro: il territorio circostante il quartiere romano di Tor Pignattara. Si tratta di immagini nate dalle percezioni dell’artista di fronte alle storie, alle esperienze e alle sensazioni che emergono da quello specifico paesaggio urbano: una serie di fotografie che combinano costantemente riferimenti letterari e cinematografici e che vedono la partecipazione di persone comuni, abitanti di tutti i giorni, e attori che vengono appositamente coinvolti, diventando protagonisti dell’opera d’arte. La serie fotografica esposta da Valentina Vannicola presso la Wunderkammern e realizzata nell’ambito di un progetto iniziato nel 2010 al MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma ha rappresentato una svolta significativa rispetto al suo lavoro precedente, ambientato nel più rassicurante paesaggio della Maremma laziale. Living Layers, con i suoi molteplici modi di interpretare un territorio, ha portato l’artista ad astrarre la città dalla sua esistenza attuale, portandola nel tempo sospeso di un universo parallelo, in cui “prendono vita le ossessioni, le sofferenze e i segreti dell’essere umano”.

Elisa Bricco (a cura di), Raccontare con la fotografia. Percorsi di indagine e di creazione, Genova University Press, Genova 2021.

Il titolo Raccontare con la fotografia contiene i due concetti fondamentali che percorrono il volume: per molti artisti e scrittori oggi, la narrazione e la fotografia, che sono intrinsecamente legate, diventano elementi indispensabili per avviare e condurre un racconto. I contributi raccolti nel volume prendono in esame opere in cui il narrare con la fotografia si manifesta su diversi fronti, dispositivi e medium. All’inizio del volume un approccio più teorico permette di circoscrivere il campo di azione e di indagare le specificità del racconto fotografico (Meo) e di quello fototestuale (Bricco). L’approccio critico-letterario consente di mettere in rilievo le motivazioni insite nel racconto fototestuale (Amatulli) e di quelle relative ai percorsi espositivi e fotografici (Quercioli e Massarente). Illustrando le traiettorie e gli esiti delle ricerche e letture dei critici, la parola dei fotografi mette in luce esperienze di creazione specifiche, descrivendone le motivazioni e le convinzioni di ciascuno, gli esiti e le aspettative (Iacono, Seinfeld, Vannicola).

Fiorletta, Luigi e Massimo Bignardi (a cura di), HDUEO-ACQUA, Tipografia Editrice Frusinate, Frosinone 2021. 

Tema centrale della XXXIII Biennale d’arte contemporanea di Alatri, dal titolo HDUEO-ACQUA, è l’acqua: oggi tra le primarie necessità del pianeta, l’essenza della nostra vita, il punto centrale sul quale ruota la domanda di futuro. La mostra promossa dal Comune di Alatri, Assessorato alla Cultura e dalla NEWART2000 eventi & comunicazione, con il sostegno della Regione Lazio – Lazio Crea, in collaborazione con il Museo FRaC Baronissi, la Cristin Tierney Gallery di New York e il patrocinio dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia e dell’Ambasciata di Spagna in Italia è a cura di Luigi Fiorletta e Massimo Bignardi ed è stata allestita nel chiostro dell’ex convento di San Francesco, posto nel cuore storico della cittadina del frusinate. In occasione dell’esposizione sono state presentate opere di dodici artisti presenti sulla scena artistica sia nazionale che internazionale: Annalù, Peter Campus, Giulio De Mitri, Massimo Latte, Donato Marrocco, Franco Marrocco, Arturo Pagano, Marco Pellizzola, Fabrizio Plessi, Joan Punyet Miró, Nicola Salvatore, Valentina Vannicola con un ricordo di Paolo Rosa – Studio Azzurro.

L'ombra della scrittura. Racconti fotografici e visionariFerdinando Amigoni, L’ombra della scrittura: racconti fotografici e visionari, Quodlibet, Macerata 2018.

Dagherrotipi, stampe e negativi fotografici, gigantografie, cartelloni, insegne luminose, specchi, schermi, vetrine riflettenti nell’incerto lume dell’imbrunire, opacità, trasparenza, anamorfosi: nel corso degli ultimi due secoli il visuale sembra avere sostituito il reale, in nome di un delirio ormai quasi globalizzato di onnipotenza panottica. Dal subatomico all’interstellare, tutto sembra offrirsi al nostro bulimico occhio, mentre il soggetto umano si scopre scisso, guardato, disperso in un oceano di sguardo che gli preesiste e, quasi senza avvedersene, lo inghiotte. Si potrebbero considerare i saggi raccolti in questo volume come un percorso, arbitrario e rabdomantico, nell’infinito bosco delle storie generate dall’incontro tra affabulazione e immagine. È stato detto che l’invenzione della fotografia ha causato una discontinuità radicale nella storia, paragonabile all’apparizione dell’alfabeto: certo, sin dall’etimologia del suo nome, la fotografia – luce che scrive – si è confrontata con il linguaggio e con il racconto, provocando le meno prevedibili sovversioni. In alcuni testi, sorprendenti e irregolari, pubblicati tra gli anni Trenta e gli anni Ottanta del secolo scorso – Alvaro, Nabokov, Perec e Celati, i nomi dei narratori prescelti – gli strumenti dell’ottica intersecano l’antica arte del raccontare. Il lettore del terzo millennio sa molto bene (è forse l’unica cosa che sa) quanto qualsiasi certezza, qualsiasi generalizzazione sia del tutto fuori luogo. Del resto, per citare le parole di Luigi Ghirri, un fotografo di cui molto qui si parla: «la fotografia si esplica sempre all’interno di un dualismo perfetto. Se uno ci pensa, nella fotografia c’è il negativo e il positivo. È un rapporto tra la luce e il buio. È un giusto equilibrio tra quello che c’è da vedere e quello che non deve essere visto».

Letteratura e fotografiaSilvia Albertazzi, Letteratura e fotografia, Carocci, Roma

La fotografia, fin dal suo apparire, ha influito sulla letteratura sia a livello tematico sia sulla stessa scrittura, mutandone attitudini, modi e ritmi e aumentandone l’autocoscienza. Il volume considera tanto la tematizzazione attraverso il ricorso a elementi quali il ritratto fotografico, l’album di famiglia, la foto vernacolare e l’apparizione del fotografo in veste di personaggio e/o narratore quanto l’imporsi di una vera e propria “scrittura fotografica”. Da Nathaniel Hawthorne ai photo-books contemporanei, dal dagherrotipo al digitale, si propongono varie letture (e usi) della fotografia in letteratura: dall’utilizzo metanarrativo della figura del fotografo alla metafora della fantasmatizzazione, frammentazione e perdita di identità; dall’ausilio per la memoria all’esaltazione del feticcio e del simulacro; dalla riflessione sul tempo e sulla mortalità alla poetica dell’istante decisivo.

 

Köhler, Michael, Zdenek, Felix, e Andreas Vowinckel, Constructed Realities: the Art of Staged Photography, Edition Stemmle, Kilchberg/Zurich 1995.

Tra le numerose strategie fotografiche postmoderne, questo libro si concentra su quella più spettacolare: la fotografia “costruita”. Il termine si riferisce a opere fotografiche in cui la scena è stata appositamente costruita per essere fotografata e in cui il fotografo, oltre al ruolo di artista, svolge anche quello di regista, scenografo, costumista, truccatore e, di tanto in tanto, di performer. La sezione principale del libro dedicata a questa particolare pratica è seguita da una selezione di opere che ricapitola gli esordi della fotografia “arrangiata e messa in scena” a partire dalla fine degli anni Sessanta e ricrea il clima in cui i fotografi-scenografi degli anni Ottanta hanno trovato il loro punto di partenza

Amos Morris-Reich e Margaret Rose Olin, Photography and Imagination, Routledge, New York 2020.

In quanto prototipo della moderna tecnologia visiva, la fotografia è stata vista in passato come un modo per consentire alla visione di superare l’immaginazione, producendo rappresentazioni più affidabili della realtà. Ma come conquista della modernità tecnologica, la fotografia può anche essere vista come un modo per realizzare una creazione dell’immaginazione in modo più vivido rispetto alla pittura o al disegno. Photography and Imagination indaga, da diversi punti di vista sia teorici che pratici, la relazione tra questi due termini. Il libro esplora il loro effetto sulla capacità della fotografia, attraverso varie forme e modalità di investimenti e spostamenti immaginativi, di influenzare anche la realtà stessa.

Enlightening Encounters: Photography in Italian Literature (Toronto Italian  Studies) (English Edition) eBook : Alu, Giorgia, Pedri, Nancy: Amazon.it:  Kindle StoreNancy Pedri e Giorgia Alù (a cura di), Enlightening Encounters: Photography in Italian Literature, University of Toronto Press, Toronto [Ontario] 2015.

Enlightening Encounters: Photography in Italian Literature ripercorre l’impatto della fotografia sulla letteratura italiana dall’invenzione del mezzo nel 1839 fino ai giorni nostri. Indagando i modi in cui la letteratura italiana ha risposto alla pratica e all’estetica fotografica, gli autori utilizzano un’ampia gamma di prospettive teoriche per esaminare numerosi scrittori canonici e non, e un’ampia selezione di generi letterari, tra cui narrativa, autobiografia, foto-testi e letteratura sulla migrazione. Prima raccolta in lingua inglese a concentrarsi sul rapporto reciproco tra fotografia e letteratura italiana, Enlightening Encounters, rappresenta un’importante risorsa per diversi ambiti, tra cui quello letterario, le arti visive e più in generale culturale.

Photography and Literature, BrunetFrançois Brunet, Photography and Literature. London: Reaktion Books, 2009.

Come sostenuto da François Brunet in Photography and Literature, l’avvento della fotografia ha rappresentato una delle più grandi sfide per gli scrittori: era un mezzo artistico in grado di distillare quasi istantaneamente una scena o una prospettiva. Il risultato di questa sfida è stata una inedita e innovativa interazione tra i due mezzi e tra i fotografi e gli scrittori stessi. Brunet inizia riflettendo su come l’invenzione della fotografia sia stata plasmata dalla cultura scritta, sia scientifica sia letteraria, per poi passare a esaminare la creazione del libro fotografico, la scoperta della fotografia da parte degli scrittori e il modo in cui fotografia e letteratura hanno iniziato a scambiarsi gli strumenti e a fondere i formati per creare un nuovo genere foto-testuale. Essenziale per chiunque sia interessato all’intersezione tra verbale e visivo, Photography and Literature riflette il punto di vista di un fotografo ed è allo stesso tempo un’autobiografia, un manifesto e un testo narrativo corredatodaun’ampia varietà di immagini, dai primi dagherrotipi all’era digitale.

Photography and Literature in the Twentieth Century - Cambridge Scholars  PublishingDavid Cunningham, Andrew Fisher, e Sas Mays, Photography and Literature in the Twentieth Century, Cambridge Scholars, Newcastle-upon-Tyne 2005.

Photography and Literature in the Twentieth Century offre un approccio accessibile a un oggetto di ricerca interdisciplinare che attualmente sta ricevendo crescente attenzione a livello internazionale. Fornendo un ampio schema storico ed esaminando i momenti cruciali che lo hanno caratterizzato, la raccolta riunisce una serie di scrittori e professionisti che guidano il lettore attraverso uno spaccato storico del lavoro attualmente in corso in questo settore. A differenza della maggior parte degli studi esistenti, questo volume prende in considerazione sia figure letterarie chiave, da Proust a Sebald, sia professionisti della fotografia, da Heartfield a Sekula, al fine di fornire una visione d’insieme che sia al tempo stesso ben informata e innovativa. Con saggi originali di esperti riconosciuti del settore, questo libro si rivolge non solo a studenti e docenti di letteratura e fotografia, ma anche a quelli di studi culturali e di storia dell’arte, nonché ai fotografi.